“Dl Cutro”: ennesimo decreto repressivo e identitario

Mercoledì 3 maggio sono intervenuta alla Camera sul “Decreto Cutro“, presentando un ordine del giorno, perché, a dispetto delle intenzioni dichiarate dal Governo all’indomani del terribile naufragio di Cutro, lungi dal tutelare le vittime di traffici illegali di esseri umani e dal riconoscere i diritti garantiti sul piano costituzionale o su quello delle norme europee o del diritto internazionale, il decreto costituisce l’ennesima svolta repressiva nei confronti dei migranti in fuga da guerre, da miseria e da persecuzioni.

Si tratta dell’ennesimo provvedimento ideologico e identitario, che ha l’obiettivo di tenere alta l’attenzione sulla sicurezza, vessillo di propaganda politica della maggioranza. Un decreto ispirato a una logica punitiva nei confronti degli stessi migranti e che non interviene per niente su nessuno dei problemi legati al fenomeno delle migrazioni che, invece, andrebbe affrontato con qualche riforma della normativa sugli ingressi, che organizzi meglio il sistema di accoglienza.

Personalmente, nella mia realtà reggiana, ho conosciuto l’accoglienza diffusa, un sistema valido che presenta un supporto all’integrazione sociale e alla creazione di una cornice di diritti e di doveri per ogni migrante. Oggi, inoltre, c’è una richiesta di manodopera importante, una necessità che va ascoltata vista la situazione grave in cui versa il nostro sistema economico e produttivo. È un problema molto serio: nell’ultimo “click day” i datori di lavoro hanno fatto domanda per 240.000 assunzioni, più del triplo della quota prevista dal Governo. Questa richiesta è crescente anche nel settore dei servizi di cura o di assistenza connessi all’invecchiamento progressivo della nostra popolazione.

Con il mio ordine del giorno ho chiesto al governo di favorire politiche di reale sviluppo e di vera integrazione al fine di soddisfare questa richiesta di lavoro nel nostro paese, a partire dalle professioni legate all’assistenza sanitaria.