Giornata internazionale dell’infermiere: una mia proposta per il diritto alla libera professione intramoenia
Nella “Giornata internazionale dell’infermiere” credo sia opportuno fare una riflessione sulla necessaria valorizzazione della professione. In questa direzione ho presentato una serie di proposte di legge in materia, in continuità con il lavoro svolto nella legislature precedenti e frutto di un percorso condiviso con gran parte della rappresentanza sindacale e professionale degli infermieri, che hanno l’obiettivo di proseguire nell’opera di riforma delle professioni infermieristiche che ha avuto inizio con il primo Governo Prodi quando furono varate le leggi 42/99 e 251/00 che avviarono l’emancipazione e la valorizzazione non solo delle professioni infermieristiche ma anche di altre venti professioni sanitarie tecniche, della prevenzione, della riabilitazione e della professione di ostetrica.
La tragicità della pandemia ha messo drammaticamente in luce come le regole sulle quali è stata finora basata l’organizzazione del lavoro in sanità siano inadeguate: si è generata una situazione che ha gettato nella prostrazione i professionisti della salute, in primis le infermiere e gli infermieri impegnati in anni di estrema sofferenza e che ha generato burnout, disaffezione e il desiderio, molte volte attuato, di lasciare il lavoro pubblico e in particolare quello ospedaliero.
Come già il PD aveva proposto e anticipato in un suo disegno di legge, che ho ripresentato, è necessario prevedere il riconoscimento dell’esclusività anche delle professioni infermieristiche e il conseguente diritto alla libera professione intramoenia. L’idea di base è quella di garantire a questi professionisti le stesse modalità previste per le professioni normate nella dirigenza e cioè il sistema degli incarichi professionali, rinnovabile senza limite temporale, salvo valutazione negativa o soppressione dell’incarico.
Di questi incarichi professionali di alta specialità uno dei più rilevanti e strategicamente importante e centrale è certamente quello dell’infermiere di famiglia e di comunità che costituisce l’asse portante della ricostruzione del sistema territoriale di promozione e tutela della salute, proprio per andare in questa direzione, abbiamo depositato il disegno di legge per dare una cornice di competenze, formazione e di ruolo all’interno del distretto sanitario uniforme a livello nazionale con la più alta forma normativa e cioè una legge parlamentare e non declinato solo in decreti o direttive o circolari.
Inoltre abbiamo proposto disegni di legge che intendono completare la riforma della formazione universitaria, omogeneizzando alle altre professioni liberali e adeguando i contenuti all’evoluzione in corso in particolare prevedendo indirizzi propriamente professionali specialistici e clinici nella laurea magistrale e non solo gestionali e didattici e dottorati di ricerca e scuole di specializzazione post laurea e non solo master di primo e secondo livello. Infine, proponiamo che sia incentivato da parte delle Aziende sanitarie, in sede di corso di laurea delle professioni sanitarie, il ricorso all’istituto, previsto dal CCNL.
Come giustamente è stato universalmente riconosciuto è quanto mai necessario che debbano essere valorizzate contrattualmente le professioni infermieristiche e con esse l’insieme delle professioni della salute non solo rendendo realmente e da subito spendibile il sistema degli incarichi professionali ma soprattutto adeguando ai valori medi dei corrispondenti trattamenti economici degli altri Stati europei la retribuzione economica fondamentale e accessoria compresa la specifica indennità infermieristica.
Questa organica politica di programmazione legislativa e contrattuale deve essere lo strumento con il quale valorizzare adeguatamente le professioni infermieristiche per dare il giusto e il dovuto ai professionisti in servizio ma soprattutto per rendere realmente appetibile e gratificante alle giovani generazioni la scelta di laurearsi in tali discipline e di conseguenza esercitarne la professione.
Sarebbe importante promuovere “un patto del lavoro sanitario e sociosanitario” che getti le basi per creare quel general intellect attraverso cui rilanciare partecipazione e innovazione nelle pratiche sanitarie e sociosanitarie.