“Dl bollette”: risorse insufficienti ed ennesimo condono per evasori

Giovedì 18 maggio sono intervenuta in Parlamento per la dichiarazione di voto del mio gruppo sul “Dl Bollette” – Qui il testo del mio intervento.
Prima di addentrarmi nel merito del provvedimento, a cui senza mezzi termini diamo un giudizio pienamente insufficiente, ho dedicato due minuti al metodo, perché il metodo è sostanza. Abbiamo assistito a una commissione farsa, una gestione imbarazzante della commissione stessa, dove la maggioranza era in evidente balia del governo, che puntuale come sempre, anche in questo caso non si è fatto trovare pronto e ciò ha comportato sospensioni, accantonamenti, riformulazioni, per poi tornare di nuovo in commissione perché nel caos della seduta notturna sono stati approvati emendamenti senza coperture, emendamenti della maggioranza soprattutto, con una totale mancanza di rispetto per il parlamento.
La narrazione propagandistica del Governo si scontra con i fatti e il “decreto bollette” ne è l’ennesimo esempio. Le misure per alleggerire l’impatto dell’aumento dei costi energetici per famiglie e imprese sono solo proroghe di interventi già adottati in precedenza. Il Governo procede così, non permettendo nessun tipo di stabilità né di programmazione e con risorse insufficienti a migliorare la situazione di lavoratori e pensionati a fronte di un aumento consistente del costo della vita dovuto a inflazione e speculazione: dall’energia ai generi alimentari. Vanno recuperate altre risorse con un’operazione di equità dal punto di vista fiscale attraverso il recupero dell’enorme evasione fiscale. Peccato che invece questo decreto vari uno scudo penale, l’ennesimo condono per gli evasori inserito all’ultimo secondo. La maggioranza infatti depenalizza l’omesso versamento, perché i 12 condoni della legge di bilancio evidentemente non sono bastati.
In materia di sanità questo decreto prevede solo un’operazione di maquillage, ignorando il precario stato di salute del Servizio sanitario nazionale, i cui princìpi fondamentali di universalità, uguaglianza e equità sono minati da criticità che compromettono il diritto costituzionale alla tutela della salute. Interminabili liste di attesa costringono a ricorrere al privato, impoveriscono le famiglie, sino alla rinuncia alle cure; diseguaglianze regionali e locali nell’offerta di servizi e prestazioni determinano migrazione sanitaria, inaccessibilità alle innovazioni, sino alla riduzione dell’aspettativa di vita. E questo quadro rischierà di aggravarsi con il progetto Spacca Italia del governo che mira a disgregare il Paese, impoverendo sempre di più chi già è in difficoltà.
Il tempo è scaduto. È ora che questo Governo prenda in mano le questioni vere del nostro paese: la tenuta della sanità pubblica, l’attuazione dei progetti finanziati con il Pnrr, la valorizzazione del personale sanitario, senza dimenticare i ricercatori precari, la lotta all’evasione fiscale, smettendola di strizzare l’occhio agli evasori fiscali.