“Garanzia europea per l’infanzia”: il mio intervento al Parlamento Europeo

Mercoledì 28 giugno sono intervenuta a Bruxelles, al Parlamento Europeo, in rappresentanza della Commissione Affari Sociali, per una riunione interparlamentare sui temi della “Garanzia europea per l’infanzia“, a due anni dalla sua adozione.

L’Italia è stata tra i primi paesi dell’Unione europea ad essere coinvolta, con una fase sperimentale, nella elaborazione della Garanzia per l’infanzia. È stata anche tra i primi Paesi europei a presentare, nel marzo 2022, il Piano nazionale per la sua attuazione, un piano completo e articolato fino al 2030 per contrastare e sconfiggere le diseguaglianze che colpiscono bambine e bambini.

Per individuare le categorie di minori a rischio, destinatarie del Piano nazionale Garanzia infanzia, è stato adottato il parametro dell’incidenza di povertà assoluta. Nel 2020 la percentuale di minori in condizioni di povertà assoluta, e di età compresa tra zero e 17 anni, era del 13,5%, con una percentuale più elevata, del 13,9%, tra le bambine e ragazze, contro il 13,1% dei coetanei maschi. Il 22% dei minorenni europei conoscono rischi legati a povertà ed esclusione, ma in Italia il dato sale fino al 27,7%. Sono più vulnerabili ed esposti alla povertà anche i minori figli di madri singole, perché se l’incidenza della povertà è costantemente più elevata tra le famiglie monoparentali, gli indici di povertà in base al reddito sono peggiori quando il genitore singolo è donna. 

Il Piano nazionale è pertanto rivolto in maniera prioritaria ad alcune categorie di minorenni: senza fissa dimora o in condizioni di disagio abitativo; con disabilità; con background migratorio, stranieri non accompagnati o appartenenti a minoranze; residenti in strutture di assistenza alternativa o in servizi residenziali. Il finanziamento complessivo, fino al 2030, per contrastare la povertà minorile è di oltre 734 milioni di euro.

Il Piano prevede interventi in tre ambiti: educazione e cura della prima infanzia; salute ed assistenza sanitaria; contrasto della povertà e diritto all’abitazione. 

Nel campo dell’educazione e cura della prima infanzia, gli interventi sono volti al rafforzamento dei servizi scolastici e delle mense (con gratuità fino al primo anno delle scuole secondarie di primo grado). Tra gli obiettivi figurano l’aumento fino al 50% dei posti a tempo pieno nei servizi educativi per l’infanzia e fino al 100% dei posti negli asili, aumentando il numero dei posti gratuiti e riducendo la contribuzione economica richiesta alle famiglie. 

A tal fine, il Piano nazionale di ripresa e resilienza destina all’educazione della prima infanzia 4,6 miliardi di euro, ovvero il 2,4% delle risorse complessive, che dovrebbero essere impiegate per creare 228mila nuovi posti nido. Ulteriore obiettivo è quello di garantire un pasto sano al giorno nelle scuole.

Il Piano nazionale di ripresa e resilienza prevede un investimento di 400 milioni di euro per la costruzione di mense scolastiche per favorire il tempo pieno, 300 milioni di euro per le palestre scolastiche e 500 milioni di euro per sostenere con attività il tempo pieno nella scuola pubblica dell’infanzia e primaria.

Nel campo della salute e dell’assistenza sanitaria, il Piano mira a rafforzare gli interventi di prevenzione e promozione della salute, l’aumento dei consultori e dei punti di ascolto per i minorenni. Il Piano nazionale di ripresa e resilienza prevede tra l’altro l’istituzione di 1.226 case di comunità per erogare servizi territoriali a donne e minori. 

In conclusione, si tratta di un Piano ambizioso – con risorse preziose di 635 milioni di euro – che richiede un impegno costante da parte del Governo, che però in questi mesi ha latitato, accusando ritardi sia su questo che sul PNRR, tanto da aver portato alle dimissioni di Anna Serafini, che ringrazio per tutto il lavoro svolto, augurando, al tempo stesso stesso, buon lavoro alla nuova coordinatrice: nemmeno un euro deve infatti andare sprecato, ma deve aiutare i bambini e le loro famiglie, contrastando denatalità e disuguaglianze, affinché la povertà educativa non diventi povertà per la vita.