Diga di Vetto: nessuna spaccatura nel PD

Non c’è nessuna spaccatura nel Partito Democratico sul progetto della diga di Vetto.
L’On. Gianluca Vinci (FdI) ha presentato un odg, nel corso della discussione sul Decreto Alluvione, strumentale e fuorviante. Sulla diga di Vetto, infatti, non manca mai occasione per provare a ottenere un plauso dal territorio reggiano, avocando a sé e alla maggioranza ogni risultato ottenuto finora. Peccato che non sia vero. È stato il governo Draghi – tramite il “Fondo progettazione per fronteggiare l’emergenza idrica” – a stanziare 3,5 milioni di euro per lo studio di fattibilità sull’invaso di Vetto, su indicazione di priorità segnalata dalla Regione Emilia-Romagna, che ha poi aggiunto 300mila euro in cofinanziamento per completare la progettazione. Per questi motivi ho deciso di astenermi sul suo odg e ora mi si tira pretestuosamente in ballo, inventando presunte divisioni in seno al gruppo PD, in merito a un’astensione posta proprio per evitare che la mia posizione, come deputata reggiana, venisse strumentalizzata.
Il Partito Democratico sta dalla parte del territorio, con cui ha attivato un confronto nel tempo che ha portato a maturare una posizione chiara e condivisa sulla diga di Vetto. L’odg di Vinci – che tra l’altro lascia intendere, in modo grave, come l’alluvione di Lentigione sia avvenuta a causa della mancanza dell’invaso di Vetto – chiede al Governo di verificare che la futura opera sia congrua alla necessità e il volume della laminazione delle acque sia ritenuto sufficiente, senza altro specificare. Oltre al fatto che il Governo sul dimensionamento della potenziale diga di Vetto non ha alcuna competenza, all’On. Vinci sembra sfugga il fatto che l’obiettivo degli studi di fattibilità è esattamente valutare la fattibilità di un progetto. Altrimenti non avrebbe senso commissionare uno studio che, ricordo ancora una volta, è stato finanziato grazie all’impegno del precedente Governo e della Regione, in sinergia e in condivisione con il territorio coinvolto, sindaci in primis. In qualità di deputata espressione dal territorio, nel rispetto delle priorità che riguardano la mia terra e in considerazione dell’assoluto interesse espresso dal PD nel verificare la fattibilità dell’opera, mi sono astenuta, pure rispetto a un raffazzonato odg che, in sostanza, non chiede nulla di nuovo.
Coerentemente con quanto più volte espresso da sindaci ed esponenti del territorio interessato, siamo di fronte ad un’opportunità importante, un concreto piano che consente di dare prospettive a un intero territorio, che ha deciso di cogliere positivamente questa possibilità, per provare ad affrontare il problema dell’emergenza idrica. Come, dove, quanto, lo si valuterà in seguito al progetto di fattibilità. In gioco abbiamo il futuro di un patrimonio economico, produttivo, storico e ambientale e la progettazione servirà a individuare il miglior intervento rispetto ai fabbisogni idrici e nel rispetto di tutte le norme. La diga di Vetto, infatti, si inserisce in un più ampio intervento sulla Val d’Enza, tra cui il miglioramento delle reti, il riutilizzo degli ex laghi Enel, il recupero delle ex cave da utilizzare come bacini irrigui e la realizzazione della traversa di Cerezzola.
L’On. Vinci, invece che preoccuparsi delle altrui astensioni, farebbe meglio a spiegare ai cittadini reggiani come mai, per esempio, in questi giorni non si sia minimamente interessato – facendo parte della maggioranza – affinché la nostra provincia fosse inserita tra i destinatari dei fondi a seguito delle alluvioni, che hanno portato nella nostra provincia danni quantificati in oltre 63 milioni. Per Reggio Emilia il decreto prevede infatti solo il riconoscimento delle somme urgenze, per la gestione dell’emergenza, ma non stanzia nessuna risorsa utile per le ricostruzioni di cui Reggio ha bisogno. Di questo l’On. Vinci dovrebbe occuparsi, evitando di vantarsi di risultati ottenuti dal PD, su cui lui e il suo partito non hanno nessun merito.