Talidomide, interrogazione al Ministro
La mia interrogazione, a fianco delle persone danneggiate.
Ho depositato un’interrogazione al Ministro della Sanità per sapere quali iniziative – anche di carattere normativo – si intenda realizzare per far sì che a tutti i danneggiati da talidomide, costretti a sostenere spese ingenti, venga riconosciuto il giusto risarcimento per i danni prenatali derivati dall’assunzione del farmaco talidomide da parte della madre. Oltre a questo, ho chiesto anche quali siano le ragioni della quasi sistematica esclusione dei nati nel 1957 e dei nati dopo il 1966 dagli indennizzi, sebbene non ci sia certezza dell’impossibilità di reperire il medicinale dopo il 1965, come dichiarato dall’Istituto superiore di sanità nell’audizione al Senato del 28 gennaio 2016. Infine, e se non si ritenga di adottare iniziative affinché sia disposta la possibilità per queste persone di beneficiare di un parere medico, non negando loro la possibilità di un giudizio sanitario rispetto alla loro condizione.
La vicenda del talidomide
La vicenda legata al talidomide risale agli Anni Cinquanta, quando l’azienda tedesca Chemie Grünenthal mise in commercio un farmaco da banco con proprietà sedative, ampiamente utilizzato dalle donne in gravidanza come rimedio alle nausee mattutine. Il farmaco ebbe grande diffusione in tutto il mondo, fino a quando non ci si accorse che provocava gravi malformazioni neonatali: assenza degli arti, vari gradi di focomelia e danni agli organi interni. Nel 1962, il farmaco venne tolto dal mercato, ma rimase presente in farmacia, dove non fu effettuato alcun sequestro. In Italia, circa 400-450 persone nacquero con quella che, in seguito, sarebbe stata chiamata “sindrome da talidomide“, e questo senza contare i casi di aborto spontaneo e di morte fetale. La vicenda è considerata il più grande disastro farmaceutico nella storia del dopoguerra e contribuì alla nascita della farmacovigilanza.
Talidomidici italiani
La storia delle persone italiane vittime del talidomide è stata di fatto dimenticata: la Chemie Grünenthal ha risarcito solo le vittime tedesche, inglesi e scandinave, motivando la decisione con il fatto che in Italia il farmaco fosse commercializzato da altre sette aziende, con una quindicina di nomi diversi. Ciò che poi è stato ottenuto, cinquant’anni dopo, è il frutto di una lunga battaglia combattuta dall’associazione dei talidomidici TAI Onlus, fondata nel marzo 2004. Nel 2005, dopo ben 43 anni dalla revoca di tutti nomi commerciali dei farmaci a base del principio attivo, lo Stato italiano ha riconosciuto la sindrome da talidomide. Nel 2007, ha poi riconosciuto un indennizzo alle persone danneggiate, nate fra il 1959 e il 1965, con successiva estensione ai nati nel 1958 e nel 1966.
Gli esclusi
Purtroppo, a causa dell’interpretazione restrittiva che il Ministero della Salute ha dato ai criteri per il riconoscimento, restano ancora non riconosciuti un gruppo di persone nate nel 1957 e un ulteriore gruppo di persone che presenta malformazioni monolaterali: i primi sono esclusi perché la registrazione del farmaco in Italia è avvenuta nell’aprile del 1958, i secondi perché i riferimenti scientifici di cui si avvale l’Istituto superiore di sanità sono ormai obsoleti e superati rispetto a quanto chiarito dalla comunità scientifica in questi ultimi anni.