Legge su obesità, una proposta al ribasso
Legge sulla cura obesità: una proposta al ribasso, che non sostiene le famiglie e non contrasta un fenomeno preoccupante soprattutto nei giovani.
Abbiamo perso una buona occasione per fare una legge giusta e la possibilità di diventare un Paese modello di riferimento a livello europeo nella gestione dell’obesità, come patologia.
Mercoledì 7 maggio sono intervenuta (qui il testo del mio intervento), in Aula, a nome del gruppo PD, nel corso della discussione per l’approvazione della Legge sull’obesità.
Una mediazione al ribasso
Questa è una legge che è frutto di una mediazione al ribasso e a niente sono valsi i nostri tentativi di emendare, discutere, confrontarci. Eppure era una legge partita sotto i migliori auspici, molto articolata, che provava a dare risposte strutturate. Peccato che, durante il percorso in Commissione e durante la fase emendativa, sia stata completamente svuotata dal Governo e pesantemente depotenziata, andando a sopprimere il sostegno all’attività sportiva, le detrazioni a carico delle famiglie, l’agevolazione per le iscrizioni per le attività sportive, il divieto dell’uso di alimenti e bevande gassate contenenti sostanze dannose.
Un’epidemia globale e i pesantissimi numeri italiani
Parliamo, di un’epidemia globale che condiziona la qualità della vita di milioni di persone. Non si tratta semplicemente, come spesso viene interpretato, di mangiare di meno e muoversi di più, ma di una vera e propria patologia che ha fattori genetici, endocrini, ambientali, psicologici, che ne condizionano l’evoluzione. Nonostante le evidenze scientifiche, il peso dello stigma sociale continua a gravare sui pazienti, ostacolando le diagnosi, i trattamenti adeguati e l’accettazione della malattia. Nel nostro Paese, infatti, circa 6 milioni di cittadini versano in condizioni di obesità o di obesità grave, mentre oltre 23 milioni sono in eccesso di peso. Ma il dato che ci deve preoccupare di più riguarda la diffusione di questa patologia nelle fasce più giovani: secondo le stime fatte dall’Istituto superiore di sanità, il 18,2% dei ragazzi dagli 11 ai 17 anni è in sovrappeso e circa l’8,9% risulta obeso, con una proiezione che, da qui al 2035, prevede un aumento del 100% di obesità infantile. Un dato in aumento soprattutto tra le fasce di popolazione più fragili, con un livello di istruzione più basso e molte più difficoltà ad accedere alle cure. Due le ragioni principali di questa patologia tra i giovani: comportamenti alimentari scorretti e una scarsissima attività fisica. Ogni anno, sono circa 70.000 le persone che muoiono di obesità e di tutte le patologie correlate.
La nostra astensione testimonianza di disponibilità a continuare a lavorare
Siamo dispiaciuti perché questa mediazione al ribasso ha trasformato una legge molto articolata in una legge lacunosa e poco coraggiosa. Intendiamo il nostro voto di astensione come segnale di disponibilità a continuare a lavorare, perché la tenuta del sistema sanitario nazionale passa anche da una buona cultura della prevenzione, per garantire condizioni di vita che sappiano conciliare i nuovi bisogni, legati anche all’invecchiamento della popolazione, e la sostenibilità economica di un sistema sanitario nazionale che ha bisogno di un’attenzione diversa da questo Governo.