Centri in Albania: negato il diritto alla salute
Decreto Legge Albania: calpestati i diritti, compreso quello alla salute
Giovedì 15 maggio sono intervenuta in Aula, nel corso della discussione sul Decreto Albania, a seguito della “ovvia” bocciatura di un ordine del giorno con cui chiedevo al Governo un impegno a garantire il pieno rispetto dei diritti umani fondamentali delle persone detenute nei centri in Albania, con particolare riferimento al diritto alla salute.
Nessuna novità, la “cifra” del Governo è questa
Non ne sono stupita, d’altra parte abbiamo sempre espresso fortissime critiche in merito a questi Centri. Peraltro, il protocollo firmato con l’Albania, infatti, è cambiato a più riprese proprio per giustificare una scelta del Governo che è solo propagandistica, onerosa (parliamo di 1 miliardo di euro, esatto), disumana, sbagliata, poco trasparente. Sono grata a tutti i colleghi che in queste settimane hanno raggiunto Gjader per presidiare con le visite ispettive le condizioni di vita dei migranti detenuti. Parliamo di persone che non hanno commesso reati, ma che sono stati rinchiusi per motivi amministrativi in centri dove non vigono regole in linea con il rispetto e l’esercizio dei diritti umani fondamentali.
Il diritto alla salute
Tra questi, l’Art. 32 della nostra Costituzione sancisce che la salute sia un diritto fondamentale degli individui ed è interesse dell’intera comunità tutelarla. Ebbene, nonostante il protocollo garantisca la tutela del diritto alla salute, abbiamo scoperto, proprio grazie alle nostre visite ispettive e ai confronti avuti, che tale diritto non è assolutamente garantito e che vi è una totale assenza di servizi socio sanitari. In definitiva, questi centri sono solo luoghi detentivi, buchi neri dove vengono calpestati diritti e dove finisce il senso della civiltà europea.