Opposizione al “Decreto sicurezza”

Opposizione al “Decreto sicurezza”: una “seduta fiume”

Nella notte tra il 28 e il 29 maggio, alla Camera dei Deputati si è svolta la seduta fiume per l’approvazione del “Decreto Sicurezza“. Durante l’intera notte, come gruppo Deputati PD, abbiamo utlizzato tutti gli spazi a nostra disposizione per opporci a questo provvedimento, che contestiamo sia nel merito che nel metodo: ci sono state molte forzature sull’iter delle norme, prima contenute in un DDL, poi passate in un Decreto che ha visto in Commissione l’apposizione di una doppia tagliola sui tempi d’esame.

Il mio intervento

Io sono intervenuta per presentare un mio ordine del giorno – che è stato bocciato, ovviamente – in cui chiedevo una cosa molto semplice: che entro sei mesi dalla conversione in legge del Decreto, il Governo venisse in Aula a dirci se l’introduzione di tutti questi nuovi reati fosse stata una misura efficace o no, dati alla mano. Incredibilmente, il Governo si è negato anche a questo confronto e il motivo è molto semplice: introducono reati per una mera logica di “legge e ordine“, senza avere nessuna consapevolezza cosa significhi governare, perché l’obiettivo è solamente quello di fomentare paure. Perché un Paese che ha paura, è anche un Paese che abbassa la testa. Come se già non fosse evidente il giochino dei due pesi e delle due misure, visto che da un lato si identifica chi festeggia la Resistenza o espone una bandiera palestinese, dall’altro si lasciano impunemente fare adunate fasciste.

Una deriva sconcertante

Quanto sta avvenendo – accompagnato dalle critiche di esperti, giuristi, costituzionalisti e persino delle stesse forze dell’ordine – è sconcertante. Così come è sconcertante l’assoluta mancanza di trasparenza e di rispetto delle norme democratiche di questo Paese – tra cui il rispetto per l’Aula del Parlamento – che caratterizza questo Governo.