“Polo della moda”: mio intervento in Aula

Vicenda “Polo della moda”: in Parlamento, il mio intervento.

Occorre certamente auspicare la riapertura di un dialogo, perché le Istituzioni hanno il diritto e il dovere di ascoltare tutte le parti in causa, nel rispetto dovuto tanto alla proprietà che ai lavoratori. Con amarezza abbiamo assistito, invece, a una sorta di corto circuito, in cui si sono fusi due temi importanti: il futuro “Polo della moda” da un lato e la dignità del lavoro e delle lavoratrici – che di una azienda rappresentano un patrimonio di competenze prezioso – dall’altro.

Martedì 1 luglio sono intervenuta in Aula sulla vicenda “Polo della moda” a Reggio Emilia, a seguito delle dichiarazioni del Gruppo Max Mara, che ha annunciato di rinunciare all’investimento, già condiviso e sostenuto dalle amministrazione reggiana.

Il mio intervento

Il Polo della Moda è un investimento importante, progettato e sviluppato sempre in sinergia e in collaborazione con le Istituzioni locali di Reggio Emilia. Questa dinamica di rottura si è sviluppata, stando alle parole del Presidente di Max Mara Fashion Group, a seguito del dibattito che si è svolto in consiglio comunale rispetto alle proteste sollevate dalle lavoratrici del Gruppo, e in particolare di Manifattura San Maurizio, in merito alle condizioni di lavoro. Io penso che un’amministrazione non possa non mettersi in ascolto davanti ad uno sciopero dove si denunciano condizioni di lavoro non consone e che, se confermate, sarebbero gravi, a Reggio Emilia come altrove. Per il Partito Democratico esiste una dignità del lavoro e dei lavoratori, che va sempre rispettata ed è un dovere degli eletti mettersi in ascolto, per capire quanto sta avvenendo, nel rispetto di tutte le persone coinvolte. Un conto, quindi, è il tema dei diritti dei lavoratori e delle lavoratrici. Un altro è il progetto sul Polo della moda. Sono temi diversi, certamente collegati, su cui il consiglio comunale e le forze politiche reggiane hanno tutto il diritto e il dovere di esprimersi. Il consiglio comunale rappresenta, infatti, il luogo per eccellenza, dove i rappresentanti eletti dai cittadini si confrontano – in modo democratico – rispetto a problemi, proposte e idee che riguardano la città. Dove sarebbe, dunque, il “danno di immagine” prodotto da una discussione democratica, nel luogo deputato a farlo, in merito a questioni sollevate da lavoratrici dello stesso Gruppo?

Riaprire il dialogo

Tutti conosciamo il legame profondo tra il Gruppo Max Mara e il territorio reggiano, l’importanza che questo ha, il volano che rappresenta a livello internazionale, l’autorevolezza di cui gode nel mondo. Ma le istituzioni democratiche di una città hanno il dovere – prima di ogni altra cosa – di dibattere e di confrontarsi e di mettere al centro dell’attenzione il bene pubblico, così come quello dei propri cittadini e cittadine. Il danno di immagine, per un’intera comunità, si genera esattamente all’opposto, nell’indifferenza, nel lasciare senza voce chi si trova in difficoltà, nel non affrontare eventuali problemi. Il corretto confronto tra le parti è, al contrario, segno di partecipazione, di interesse, di vitalità di un territorio che tanto ha ricevuto da Max Mara e altrettanto ha dato, attraverso il lavoro, l’impegno e la professionalità di tanti e tante cittadine, sempre con il pieno sostegno dell’amministrazione locale. Per questo motivo auspichiamo la riapertura del dialogo, certa che Reggio Emilia riuscirà ancora una volta a prendere la migliore decisione per il bene di Reggio, dei suoi cittadini, della tenuta del suo tessuto economico e della sua competitività.