Aree montane, alcune proposte concrete
Disegno di legge per le disposizioni per il riconoscimento e la promozione delle zone montane: il Governo prosegue nella sua propaganda, ma per i territori montani non c’è nulla di concreto.
Presenza, diurna e notturna, di mezzi di soccorso avanzato, presenza in ogni Comune della figura dell’infermiere di comunità, possibilità di accesso a un maggior numero di prestazioni specialistiche in loco, servizi integrati di distribuzione e consegna farmaci, realizzazione di una rete dedicata fra le varie figure operanti in zona – medici di base, infermiere di comunità, specialisti, farmacie – integrata alla rete delle ASL. Questi i punti cardine dell’emendamento che ho presentato in Aula, nel corso della discussione sul disegno di legge per le disposizioni per il riconoscimento e la promozione delle zone montane, già approvato dal Senato.
Un odg “ovviamente” bocciato”
Ovviamente, questo emendamento è stato bocciato, perché anche questo, come molti altri, è un decreto che intende solo fare propaganda senza dare risposte vere ai cittadini, che continueranno ad essere abbandonati a loro stessi. D’altra parte, è stato lo stesso Ministro per le Politiche di coesione, Tommaso Foti, ad aver messo nero su bianco, nel recente Piano Strategico Nazionale per le Aree Interne 2021–2027, che “un numero non trascurabile di Aree interne si trova già con una struttura demografica compromessa e che queste aree non possono porsi alcun obiettivo di inversione di tendenza, ma necessitano di un piano mirato per accompagnarle in un percorso di cronicizzato declino e invecchiamento che sia “socialmente dignitoso”. Parole che si commentano da sole e che non possono, ovviamente essere accettate.
Il mio intervento
Nel mio intervento, ho dunque sottolineato come tutti coloro che siedono in Parlamento dovrebbero avere l’obiettivo di garantire una pari dignità di accesso a quei servizi che possono migliorare le condizioni di vita e la sostenibilità dei territori montani, non tanto o non solo per una questione di attrattività, ma per migliorare effettivamente le condizioni di vita di chi in quei territori abita e risiede. Questi obiettivi sono perseguibili solo attraverso deroghe ai limiti di programmazione sanitaria, con una trasversalità politica che, invece, questa Maggioranza nega continuamente. Mi riferisco a servizi di base che possono essere essenziali o prioritari per Comuni che hanno un volume di popolazione inferiore a quelli ammessi dalla programmazione sanitaria, ma che devono essere considerati “zone speciali”, con necessità di tutele e protezioni particolari che consentano ai cittadini di poter scegliere di restare a vivere in quei territori.
Parole e non azioni
Ancora una volta il Governo ha scelto gli annunci alle azioni e, anzi, ha chiarito quale considerazione abbia dei territori fragili e più marginali. Un’impostazione che rigettiamo e rispetto alla quale ci poniamo a fianco delle amministrazioni locali e dei cittadini. Se davvero la politica intende contrastare lo spopolamento e l’abbandono delle aree interne e montane e lo spostamento verso le città dei professionisti, in particolare quelli sanitari, servono azioni concrete e urgenti. In questo ordine del giorno, abbiamo proposto soluzioni pratiche, dando un’attenzione reale alle richieste che vengono dai territori, in questo caso dal’Appennino reggiano, anche per iniziare a ricostruire un rapporto di fiducia basato su ascolto e concretezza e fatto di presenza, credibilità e di quella prossimità capace di accorciare le distanze tra una politica che troppo spesso viene sentita lontana dalle persone e dalle esigenze reali.