50 anni dall’istituzione dei Consultori

Consultori, 50 anni dopo: una conquista di civiltà e un patrimonio da difendere

Il 29 luglio, è un anniversario importante per la sanità pubblica italiana: in questa data, infatti, 50 anni fa furono istituiti i consultori famigliari, nati da un’intensa stagione di lotte sociali e sindacali, e divennero presto presidi fondamentali per la tutela della salute delle donne, un luogo di ascolto, accoglienza, informazione, supporto e prevenzione delle salute di tutte donne, ma non solo.

Una conquista di diritti

L’istituzione dei Consultori fu una conquista di diritti, seguita all’impegno e alla mobilitazione da parte di movimenti femminili, sindacati, partiti che con tenacia rivendicarono la necessità di spazi laici, pubblici, gratuiti e aperti a tutti. Fu una battaglia di civiltà, per l’autodeterminazione delle donne, per la loro salute, anche riproduttiva e per il diritto a una genitorialità consapevole e libera da condizionamenti. Una legge rivoluzionaria, che segnò l’inizio di un mondo nuovo.

50 anni dopo

Oggi, se i principi fondativi di quella legge sono ancora di grande attualità, purtroppo la loro piena applicazione è costantemente messa in discussione: in particolare, il progressivo smantellamento del Servizio Sanitario Nazionale si manifesta drammaticamente anche nei Consultori, con carenza di personale e tagli ai finanziamenti, che rappresentano un danno per le donne. Questo Governo, infatti, si sta distinguendo per le ingerenze ideologiche e politiche, che stanno riducendo drasticamente l’offerta di servizi e prestazioni, ampliando le disuguaglianze territoriali. Molti esponenti della destra al Governo non fanno mistero di considerare il ruolo della donna esclusivamente relegato a quello di madre e moglie, promuovendo leggi e proposte tese a ostacolare in ogni modo la libertà delle donne e la loro libertà di scelta. Lo scorso 23 aprile, per esempio, è stata approvata una norma che, introducendo un emendamento al PNRR, consente alle Regioni di coinvolgere nei Consultori enti del terzo settore con “qualificata esperienza nel sostegno alla maternità”: ovviamente si tratta, in particolare, di associazioni pro life di chiaro orientamento ideologico, che rischiano di snaturare la natura laica dei consultori stessi. Al contempo, non si registra alcun impegno per migliorare le condizioni dei consultori, pochi e alle prese con difficoltà strutturali di risorse e aumento dell’obiezione di coscienza che mette a rischio i servizi. Basti pensare che oggi solo tre regioni, tra cui Regione Emilia-Romagna, rispettano lo standard di un consultorio ogni 20.000 abitanti, e solo un consultorio su due può vantare una équipe completa composta da ginecologici, ostetriche, psicologi e assistenti sociali, a causa di mancanza di professionisti e carenze di organico che vanno dal 30% dei ginecologici, al 70% degli assistenti sociali.

Difesa e rilancio

Credo che la difesa dei Consultori, per il ruolo fondamentale che svolgono nella sanità pubblica territoriale, quali agenzie dedicate alla salute di donne, giovani e famiglie, debba invece avvenire tramite investimenti certi e strutturali, compreso un piano di assunzioni che vada a colmare le carenze di organico e assicurare un’assistenza qualificata. Occorre inoltre garantire la piena applicazione della Legge 194 sull’intero territorio nazionale, dato che in molti luoghi questo non avviene. Ma oltre alla difesa, le nostre proposte vedono un rilancio dei Consultori, che possono offrire supporto per tutto l’arco della vita delle donne, con un’attenzione fondamentale alla attività di informazione, educazione e prevenzione, alla salute riproduttiva, al sostegno psicologico, per un’offerta gratuita, inclusiva e universale. In questo senso, la rete consultoriale deve essere considerata essere parte integrante della medicina del territorio, in sinergia con ospedali, medici di base, case di comunità e devono essere non solo difesi, ma anche rilanciati come presidi di diritti e di salute.