Consultori, il solito “scaricabarile”
Sui consultori familiari, il Governo scarica sulle Regioni
La risposta fornita dal Governo alla mia interrogazione sui consultori familiari è totalmente inadeguata e non risponde in alcun modo alla gravità della situazione. Il Governo non può sempre girarsi dall’altra parte di fronte al sottodimensionamento e al sottofinanziamento che sta colpendo uno dei principali strumenti a tutela della salute delle donne, degli adolescenti e delle coppie.
La risposta del Governo
L’Esecutivo ha cercato di giustificare l’assenza di azioni concrete, scaricando unicamente la responsabilità sulle Regioni, sostenendo di aver incrementato i fondi, ma non ha riconosciuto la serietà della situazione: molte Regioni sono inadempienti sia nel numero dei consultori presenti sul territorio, sia nei servizi che devono essere erogati. La mia interrogazione non era un attacco al Governo, ma una richiesta di responsabilità alla luce dei dati emersi. La risposta è stata una sterile – e non richiesta – difesa, per scaricare tutta la responsabilità alle Regioni, che nella loro autonomia, a detta del Governo, non assicurano un’adeguata copertura e quindi non garantiscono il diritti alla salute per le categorie più fragili.
I dati
I dati parlano chiaro: dal 2014 al 2023 sono stati chiusi 258 consultori, con un evidente quadro di sottofinanziamento dei servizi. Solo cinque Regioni rispettano il parametro della legge che prevede almeno un consultorio ogni 20.000 abitanti. La Lombardia, per esempio, ha un rapporto di un consultorio ogni 43.566 abitanti. Le conseguenze di questa inadempienza sono disastrose per i cittadini, che sono costretti a fruire di servizi disomogenei, con un’evidente mancanza di equità di accesso. Questo, allora, diventa il punto centrale: il Governo Meloni non può sempre autoassolversi, perché un Governo deve occuparsi della vita dei cittadini e della qualità dei servizi essenziali che devono essere ben presenti sui territori. E se occorre intervenire nei confronti delle Regioni inadempienti, bisogna farlo, non limitarsi ad allargare le braccia.
Una situazione inaccettabile
Oggi registriamo una situazione inaccettabile che lede i diritti fondamentali delle donne e delle famiglie, in primis il diritto alla salute, all’educazione sanitaria e alla prevenzione. Forse vale la pena ricordare che i consultori sono luoghi di educazione, prevenzione, supporto e inclusione e sono uno strumento importante per la rete dei servizi territoriali e per il welfare pubblico. In questa risposta, il Governo si è esibito nella solita e insopportabile autoassoluzione, senza indicare alcune soluzione per correggere il tiro. Ma un Governo degno di questo nome non può rimanere indifferente di fronte a tale situazione e non può essere indifferente quando i diritti non sono garantiti, secondo i principi di uguaglianza, università ed equità sanciti dalla nostra costituzione. Dobbiamo assicurare a tutti i cittadini – ovunque siano residenti – parità di accesso ai servizi sanitari e sociali, a partire dai consultori familiari. Invece di scaricare la responsabilità sempre sugli altri, il Governo promuova politiche efficaci per evitare che il diritto alla salute venga negato.