L’umiliazione del progetto sul “consenso informato”
La proposta del “consenso informato” umilia l’autonomia scolastica e priva ragazzi e ragazze di corrette informazioni su sessualità e affettività.
Il disegno di legge attualmente in discussione in Commissione, incentrato sul “consenso informato” delle famiglie per le attività didattiche che toccano temi quali affettività, lotta alle discriminazioni, educazione ai sentimenti, educazione sessuale, parità tra uomo e donna, contrasto agli stereotipi di genere presenta passaggi molto preoccupanti.
Far credere una cosa per intenderne altre
Il testo, che vede la prima firma dell’onorevole Rossano Sasso della Lega, già sottosegretario all’Istruzione, introduce l’obbligo di autorizzazione preventiva da parte dei genitori per ogni attività scolastica su tematiche della sessualità o argomenti correlati. Viene inoltre imposto un preavviso minimo di sette giorni, con la richiesta di fornire materiale dettagliato su contenuti, finalità e modalità, inclusi i nomi di eventuali esperti o associazioni coinvolte. Un’impostazione di questo genere, che vorrebbe far credere di avere come obiettivo la partecipazione delle famiglie, serve unicamente a generare un clima di autocensura nelle scuole, indotte a evitare del tutto la trattazione di argomenti cruciali come l’educazione all’affettività, l’orientamento sessuale, il consenso e il contrasto agli stereotipi di genere. Per non parlare, poi, della scuole primarie, con il divieto esplicito di affrontare, in modo appropriato all’età, temi fondamentali per una crescita equilibrata e consapevole. Il disegno di legge prevede inoltre un ulteriore filtro per il contributo di esperti o associazioni, subordinandone la partecipazione ad un via libera del collegio docenti e del consiglio d’istituto basato su “criteri oggettivi“: criteri che, tuttavia, escluderebbero molte associazioni, come i centri antiviolenza, punti di riferimento per queste tematiche, con alte professionalità e competenze.
Una scuola pubblica, laica e plurale
Di fronte a tali proposte, occorre riaffermare con forza una visione di scuola pubblica, laica e plurale, secondo quanto sancito dall’articolo 34 della Costituzione: credo che la scuola debba essere un ambiente di apprendimento e di confronto aperto, capace di promuovere il pensiero critico e di preparare i cittadini di domani a vivere in una società complessa e diversificata. Questo disegno di legge rappresenta invece un attacco alla libertà di insegnamento e alla capacità della scuola di assolvere compiutamente al proprio ruolo educativo, compresa la prevenzione di fenomeni come la violenza di genere e il bullismo, per costruire una società più equa e inclusiva. Ogni volta che ci troviamo di fronte a episodi di violenza – spesso dagli esiti drammatici – o di bullismo e cyberbullismo contro donne, ragazzi più fragili o indifesi, minoranze di qualsiasi tipo, ci chiediamo perché non si possa fare di più e in che modo sia possibile arginare questa valanga di odio cui i nostri figli e figlie sono quotidianamente sottoposti. Prendiamo atto che, al di là delle generiche parole di cordoglio che, ogni volta, seguono fatti sempre più gravi, da parte del Governo non ci sia nessuna volontà di lavorare seriamente su questi temi.
Ci impegneremo in Parlamento per provare a smontare un provvedimento che credo sia dannoso per gli studenti, inutile per le famiglie e umiliante per la scuola e l’autonomia didattica, oltre che per l’intera comunità educante.